A proposito di riciclo dell’organico, spesso se ne sentono decantare (giustamente) le virtù in materia di smaltimento dei rifiuti: tuttavia, c’è molto di più.
Usare rifiuti organici per decontaminare dall’inquinamento ambientale è infatti una pratica ancora troppo poco nota e praticata, ma possibile ed anzi auspicabile.
Come nella soluzione di oggi, esiste la possibilità di “allungare” la filiera del rifiuto e valorizzarlo persino di più di quanto attualmente accade (quando accade).
Questo andrebbe fatto anche perché l’applicazione dei rifiuti organici, tal quali o trasformati opportunamente, consente di intervenire su problemi ambientali di grande rilevanza.
Di fatto, i rifiuti organici, così come i loro prodotti di trasformazione, quali il compost ed anche il biochar, possono essere considerati una tra le migliori soluzioni naturali per combattere l’inquinamento.
Non solo: in alcuni casi, i rifiuti organici hanno dimostrato un ottimo potenziale di contrasto agli effetti del cambiamento climatico.
Ci sono poi questioni particolarmente complesse, che lo saranno sempre di più a livello globale, che vanno affrontare in modo efficace ma, cosa ancora più importante, in modo capillare e diffuso sul territorio.
Il caso della contaminazione da pesticidi in acqua è proprio uno di questi.
Riciclo Dell’Organico Come Base Per Risanare L’Ambiente
Uno degli aspetti di maggiore rilevanza, quando si pensa al riciclo dell’organico come opportunità per risanare l’ambiente, riguarda la “materia prima” cui fare riferimento.
Non tutti i rifiuti organici, infatti, hanno le medesime proprietà anti-inquinamento.
Ad esempio, in passato abbiamo già incontrato le virtù del co-compostaggio tra rifiuti agricoli e petrolchimici.
Questo è un esempio perfetto di cosa significhi usare i rifiuti organici come soluzione per rimuovere una buona parte di inquinamento.
L’utilizzo del Biochar (derivato da biomasse di rifiuto) è ad esempio particolarmente utile per recuperare il suolo dal processo di erosione, che rappresenta un effetto molto importante e pericoloso dei cambiamenti climatici (in associazione con svariate attività umane).
Sono molti i possibili campi di applicazione per l’uso dei rifiuti organici che possono essere indirizzati verso questa importante funzione.
Uno tra questi riguarda anche una seria minaccia per ambiente, agricoltura e salute pubblica insieme.
Il Riciclo Dell’Organico Per Contrastare La Contaminazione Multipla Da Pesticidi
Tante volte lo avete trovato nei video di Fabbrica Ambiente: i valori “limite” di legge per gli inquinanti non tengono conto, nella stragrande maggioranza dei casi, del mix di sostanze inquinanti.
In altre parole, la normativa non tutela in modo chiaro dalla compresenza di svariati contaminanti quando essi si trovano insieme nell’ambiente.
Sfortunatamente, questa evenienza si verifica quasi sempre in natura, tranne in rari casi.
Pertanto, è necessario poter disporre di soluzioni in grado di ridurre, bloccare o neutralizzare più contaminanti allo stesso tempo.
Il caso della contaminazione da pesticidi in acqua è uno dei più emblematici per questa particolare situazione.
Proprio in tali frangenti e con specifici accorgimenti, il riciclo dell’organico consente di raggiungere un risultato decisamente importante.
Si tratta infatti di fare da “barriera assorbente” per ben 10 pesticidi di comune riscontro nelle acque, grazie ad un Biochar derivato da alcuni rifiuti organici spesso sottovalutati.
Un Riciclo Dell’Organico Finalizzato Al Migliore Assorbente
Ciò che rende interessante l’uso dei rifiuti organici per scopi ambientali, è il fatto che non si deve pensare a modalità “strane” o processi complicati per giungere alla creazione del miglior assorbente per gli inquinanti.
La procedura è sempre la stessa: nel caso del Biochar, ci sono due parametri sui quali lavorare per affinare il processo:
- Biomassa di partenza
- Temperatura di esercizio
Variando questi due parametri, si possono ottenere Biochar con le caratteristiche più diverse, virtualmente utilizzabili in tutte le condizioni.
Nel caso di oggi, per contrastare una moltitudine di pesticidi (almeno 10) in acqua, a seguito di vari studi sono stati proposti i seguenti rifiuti organici:
- Lolla di riso
- Semi di dattero
- Bagassa di canna da zucchero
Essi hanno dimostrato di avere comportamenti diversi, nei confronti di pesticidi diversi, il che apre nuove frontiere per l’applicazione dei rifiuti organici nell’ambito del risanamento ambientale.
I Risultati Ottenuti Dai Rifiuti Organici Riciclati
Andiamo subito ai risultati che si possono ottenere, ricordando che la concomitante presenza di più inquinanti insieme determina un effetto di competizione in grado di variare l’esito di volta in volta.
In generale, comunque, si ha che la lolla di riso è il rifiuto organico più efficace nell’assorbimento delle miscele di pesticidi in acqua (10 i prodotti che sono stati testati insieme).
Prendendo come riferimento gli estremi (efficacia minore vs efficacia maggiore), si ha un assorbimento che varia dal 61% dell’atrazina fino al 97% del diuron.
I semi di dattero raggiungono un livello che spazia dal 56% dell’atrazina al 95% del diuron (ed anche del temibile chlorpyrifos).
Infine, la bagassa di canna da zucchero arriva a rimuovere il 60% dell’atrazina ed il 90% di chlorpyrifos, ma anche malathion (o malatione).
Interessante notare che la rimozione meno efficace riguarda l’atrazina: nonostante questo (anche nei casi peggiori) vi è un dimezzamento dei valori iniziali.
Si può quindi affermare che il riciclo dell’organico basato su questi 3 rifiuti determina buoni risultati nell’assorbimento di svariati pesticidi in acqua.
Nei confronti di altri, tuttavia, il risultato è ottimo.
I Motivi dell’Efficacia Di Questa Soluzione
C’è un motivo che spiega la maggiore efficacia della lolla di riso come biomassa da cui partire per un riciclo dell’organico atto a rimuovere un mix di pesticidi dall’acqua.
Si tratta della maggiore porosità ed area superficiale, a seguito del processo di riciclo dell’organico a mezzo di pirolisi (combustione in assenza di ossigeno) per ottenere il Biochar.
Anche i semi di dattero sono considerati molto efficaci, perché il Biochar derivato da questa biomassa presenta caratteristiche simili a quello ottenuto con la lolla di riso.
La bagassa di canna da zucchero potrebbe tornare utile a sua volta, ma soprattutto (se non esclusivamente) quando vi fosse una particolare convenienza nel suo utilizzo in questo senso (es. grandi disponibilità che altrimenti dovrebbero essere smaltite in modo oneroso).
Come negli altri casi, c’è un tempo specifico di durata per l’assorbimento ottimale.
La durata del “trattamento” è diversa per biomasse diverse ed è importante differenziare le cose per ottenere il massimo risultato.
I Tempi Dell’Assorbimento Da Parte Dei Diversi Biochar
In condizioni reali le cose possono variare da caso a caso, pertanto è necessario monitorare ed ottimizzare il processo di volta in volta per renderlo sempre più efficace.
In linea generale, la lolla di riso raggiunge l’equilibrio di assorbimento dopo 60 minuti.
Nel caso dei semi di dattero, i tempi si allungano a 120 minuti: lo stessa durata del trattamento si ha per l’uso della bagassa di canna da zucchero.
Come si nota, non soltanto la lolla di riso è più efficace in termini di rimozione degli inquinanti (mai sotto il 60% per ogni singola componente).
Essa espleta la sua funzione assorbente in metà tempo, se paragonata ai semi di dattero ed alla bagassa di canna da zucchero.
Esiste poi la possibilità di migliorare ulteriormente l’efficacia dell’assorbimento, variando altri parametri.
Dal Riciclo Dell’Organico All’Applicazione In Acqua
Il riciclo dell’organico è il primo momento; successivamente si può lavorare su alcuni fattori che possono amplificare le capacità assorbenti del prodotto del riciclo (in questo caso il Biochar risultante).
Modificando le condizioni di pH è possibile ottenere risultati migliori.
Questo accade quando il valore di pH viene fatto scendere a 4 nel caso della lolla di riso, oppure a 3 nel caso dei semi di dattero ed anche della bagassa di canna da zucchero.
Questo aspetto presenta un vantaggio ed uno svantaggio.
Il vantaggio è la possibilità di amplificare le capacità assorbenti del Biochar ottenuto in precedenza.
Lo svantaggio è la necessità di dotazione tecnica e strumentale per controllare il pH, oltre alle necessità materiali per contenere l’acqua contaminata.
Si tratta quindi di una soluzione che è ottima per le imprese (es. aziende agricole) che vogliono abbattere i costi ambientali, valorizzando la filiera del riciclo dell’organico in ottica di economia circolare.
La Quantità Di Biomassa E’ Molto Importante
Ci sono valori specifici cui fare riferimento, per il preciso dosaggio della biomassa all’interno dell’acqua da decontaminare.
Il livello ottimale per la lolla di riso è di 4 g/L.
Nel caso dei semi di dattero e della bagassa di canna da zucchero, la dose di assorbente da mettere in acqua è di 4 g/L.
Questa differenza di valori va considerata anche sul piano economico e pratico, sulla base delle disponibilità e della situazione contingente.
Vero è infatti che la lolla di riso funziona meglio, tuttavia ne serve una maggiore quantità.
Pertanto, è sempre utile fare un bilancio costi/benefici per evitare di incorrere in problemi dal punto di vista della gestione delle operazioni.
Un Particolare Tipo Di Riciclo Dell’Organico
Forse, quando si pensa al riciclo dell’organico, la possibilità di ottenere specifici Biochar non è la prima cosa che viene in mente.
Tuttavia, come questa soluzione ben dimostra, esiste la possibilità di convertire biomasse non utilizzate (o poco valorizzate) in strumento utile per la decontaminazione ambientale.
Infatti, le analisi sul Biochar ottenuto con questi tre rifiuti hanno dimostrato la presenza di svariati ossidi metallici e gruppi assorbenti sulla superficie del prodotto finale.
Grazie a queste trasformazioni superficiali, unitamente alla superficie assorbente che aumenta, molti pesticidi insieme possono aderire al Biochar facilmente.
La presenza di più contaminanti insieme è l’elemento di reale successo per questa soluzione.
In un contesto ambientale sempre più complesso, infatti, poter disporre di soluzioni naturali (tal quali o derivate) in grado di intercettarne un numero elevato, è la base per un nuovo standard di protezione e sicurezza ambientale, ecologica e sanitaria insieme.
Conclusioni
Il riciclo dell’organico può diventare una soluzione ambientale, sia per risolvere problemi di inquinamento che per invertire gli effetti dei cambiamenti climatici, in molte occasioni.
Questo può accadere anche in modalità “diversa” da quello che potrebbe sembrare il destino naturale dei rifiuti organici, vale a dire il compostaggio.
Vero è che molti rifiuti dovrebbero essere subito compostati; altrettanto vero è che alcuni di essi presentano straordinarie potenzialità di risanamento ambientale.
Queste capacità, tanto più in questi anni, vanno sfruttate al meglio.
Farlo significa proteggere l’ambiente per migliorare la qualità di vita sul pianeta, ma anche aiutare le imprese che hanno a che fare con complessi mix di sostanze inquinanti, le quali spesso rappresentano un problema anche sul piano dei costi.
Il riciclo dell’organico declinato in questo modo è persino più importante se si pensa che non è sempre necessario andare a cercare “nuove soluzioni” per risolvere i problemi.
A volte basta “riciclare” quelle che si hanno già adesso, sebbene in molti non le considerino come tali.