Isola Di Plastica: La Punta Di Un Iceberg Che Cela Molti Più Rischi

Si fa un gran parlare dell’isola di plastica del Pacifico, tuttavia questa non è la sola.

Ve ne sono diverse, anche se di dimensioni più ridotte, comunque in grado di determinare seri danni all’ambiente ed anche alla salute pubblica.

L’inquinamento dei mari e degli oceani sta diventando progressivamente più complesso, proprio grazie alla presenza di plastiche e microplastiche, in grado di aggregarsi, ma al tempo stesso di viaggiare.

La presenza delle isole di plastica, comunque, è importante per due ragioni, delle quali una non viene praticamente mai presa in considerazione.

Scopriamo di quale si tratta e perché è così importante.

Isola di plastica, il rischio nascosto sotto l'acqua

Isola Di Plastica: Una Minaccia Molto Più Profonda

La prima cosa che viene in mente, quando si pensa al problema della grande isola di plastica, è certamente il danno che essa può causare agli organismi viventi.

Infatti, sono molti (e purtroppo in tendenza crescente) i casi di animali marini che muoiono a seguito dell’ingestione di plastiche e microplastiche.

Questa è una vera emergenza, che si somma ad un’altra, ancora non ben caratterizzata e che è molto più complessa da connotare ed anche da risolvere.

Si tratta della presenza, con le plastiche, degli additivi e dei principi chimici attivi dei prodotti di origini delle plastiche e delle mcroplastiche.

Questo è un problema epocale, soprattutto se consideriamo una caratteristica delle materie plastiche che, comunque, potrebbe anche essere sfruttata “positivamente” per fini ambientali.

Uno scorcio della grande isola di plastica del Pacifico – immagine Arch Daily

La Plastica Come “Calamita” Per Gli Inquinanti

Una delle caratteristiche più importanti della plastica (indipendentemente dalle dimensioni delle particelle sintetiche che ci si trova ad affrontare) è quella di saper attrarre e veicolare altri inquinanti chimici.

Ci sono svariati inquinanti, inclusi alcuni inquinanti emergenti ed anche sottoprodotti industriali, che aderiscono molto bene alle plastiche e possono sfruttarle per raggiungere destinazioni altrimenti impossibili per le loro caratteristiche diffusive.

Questo è il vero punto della situazione.

Quali sono le sostanze che, nel suo complesso, un’isola di plastica è in grado di veicolare con se?

Inoltre, quale è il comportamento ambientale di queste sostanze od additivi?

E’ essenziale almeno cercare di sapere cosa c’è all’interno dell’isola di plastica, per poi cercare di proteggere l’ambiente marino e le coste sulle quali alcune propaggini dell’isola potrebbero arrivare.

Questa è una grande sfida da accettare.

Lo stabilizzatore UV-770 in polvere – immagine IndiaMART

Gli Inquinanti Presenti Nell’Isola Di Plastica

Fare un discorso generale non è facile, ma nemmeno corretto.

A seconda dei contributi che arrivano dall’esterno e che concorrono alla creazione dell’isola di plastica, i materiali con relativi additivi ad essi adesi possono variare.

Vi porto l’esempio di un’isola di plastica al largo di Kauai, nelle Hawaii: da qui, diversi frammenti hanno raggiunto la costa ed è stato possibile scoprire cose molto interessanti.

Nel caso in questione, due sono state le categorie di inquinanti riscontrate:

  • Stabilizzanti UV
  • PBDE

I primi servono per stabilizzare la struttura del materiale plastico all’azione dei raggi ultravioletti.

I secondi sono molto importanti per rendere il materiale più refrattario alla possibilità di incendiarsi.

Questo già ci fa capire che esistono inquinanti molto persistenti e di difficile rimozione, proprio come entrambe le categorie viste sopra.

Tuttavia, anche la loro distribuzione nell’ambito dell’isola di plastica è interessante.

Dall’isola di plastica alla costa – immagine Inside Climate News

La Dimensione Delle Plastiche E’ Importante

Per quanto riguarda gli stabilizzanti UV, in modo particolare UV-326, UV-328, UV-327 e BP12, essi sono risultati adesi nel 13% dei frammenti di dimensioni comprese tra 1 e 4 mm.

In questi frammenti plastici, le loro concentrazioni hanno toccato picchi fino a 315 microgrammi per grammo.

Tuttavia, gli stessi stabilizzanti UV sono stati trovati anche nei frammenti più grandi (15 – 80 mm), nell’ambito di questa isola di plastica, in particolare nel 33% dei casi.

Una volta adesi a questi frammenti, la loro concentrazione può raggiungere i 1.130 microgrammi per grammo.

Questo ha un’importante significato in termini del potenziale di inquinamento ambientale di questa isola di plastica.

Un'isola di plastica nei pressi dell'isola di Tonga
Un particolare di un’isola di plastica nei pressi di Tonga – immagine University of South Pacific

L’Azione Sull’Ambiente Degli Inquinanti

Considerazione interessante: la concentrazione degli stabilizzatori UV che aderiscono alla plastica presente sull’isola, indica che per la maggior parte non c’è stato un rilascio di additivi da parte delle plastiche nell’acqua.

In altre parole, questi additivi in particolare non sono passati in fase acquosa e quindi il rischio è veicolato quasi completamente dalle plastiche stesse.

Attenzione, però: vedremo in prossime occasioni che le cose non stanno sempre in questo modo, anzi.

Infatti, molto dipende dalla tipologia di prodotto da cui derivano le plastiche ed anche dall’età.

Questo significa che prodotti diversi, realizzati in periodi diversi, possono determinare un rischio diverso per il rilascio nell’ambiente dei loro principi attivi, una volta che si trovano all’interno di un’isola di plastica.

Per questo motivo, dobbiamo sempre affrontare due tipi di rischio.

Un'isola di plastica tra Honduras e Guatemala
Un’isola di plastica anche tra Honduras e Guatemala – immagine Sky News

Rischio Meccanico E Rischio Chimico Di Un’Isola Di Plastica

Come abbiamo visto, le isole di plastica determinano un doppio rischio.

C’è quello meccanico, pericolosissimo per gli esseri viventi e per tutto l’ecosistema, dovuto alla presenza, all’ingombro fisico delle plastiche presenti in acqua.

Vi è poi un secondo rischio, che è chimico e dipende dalle sostanze che le plastiche sono in grado di veicolare con loro.

Fate attenzione al fatto che alcune di queste sostanze o additivi possono passare più facilmente in acqua, altre molto meno.

Riuscire a caratterizzare e prevedere con la massima precisione queto comportamento, permetterà di proteggere ecosistemi e saluate pubblica anche in caso di rimozione dei frammenti di plastica.

Isola di plastica, il rischio nascosto sotto l'acqua

Conclusioni

Le isole di plastica rappresentano un grave rischio, ma molto ancora deve essere scoperto.

Per adesso, tenete sempre bene a mente il duplice rischio, con la consapevolezza che non basta rimuovere le microplastiche, quando ci si trova in presenza di additivi o sostanze chimiche in grado di passare facilmente nell’acqua.

Questo, però, può essere anche sfruttato in senso positivo per l’ambiente, sotto stretto controllo.

Le isole di plastica ci insegnano molto e conoscerle bene è fondamentale per aiutare il pianeta ad essere un luogo migliore per vivere.

Già adesso e per il futuro.