Depuratore Acque Reflue “Super-Ecologico” Grazie a 3 Fiori

Tanti luoghi nel mondo (e purtroppo troppi anche in Italia) non possono contare sull’efficienza di un depuratore per le acque reflue.

Per quanto le tecnologie siano sempre più sofisticate, ancora c’è molto da fare per garantire a tutti gli abitanti del pianeta la possibilità di disporre di acqua pulita per il consumo umano.

Fortunatamente, le soluzioni naturali ancora una volta dimostrano tutta la loro efficacia.

Infatti, la strategia di oggi presenta un sistema di depurazione per le acque reflue completamente naturale, basato sulla presenza di tre piante floreali.

Pur trattandosi di un sistema ancora parecchio perfettibile, ciò che conta è il concetto: esiste la possibilità di dare una concreta mano a chi si trova in difficoltà per raggiungere standard di qualità elevati in materia di acqua destinata al consumo umano.

Una prospettiva ottima per le aree dove gli interventi per la qualità dell’acqua sono urgenti, ma non ci sono fondi sufficienti.

Oltre all’efficacia, del resto, questo sistema costa poco e può essere alimentato praticamente all’infinito grazie alla partecipazione dei cittadini.

Probabilmente siamo di fronte ad una fra le soluzioni più interessanti da conoscere, in materia di metodi naturali per la protezione dell’ambiente e della salute.

Depuratore acque reflue fatto con 3 fiori, super-ecologico e conveniente

Depuratore Di Acque Reflue Basato Su 3 Piante Floreali

La possibilità di usare alcune piante acquatiche per realizzare veri e propri impianti di depurazione delle acque reflue è nota da tempo.

Il metodo prevede la realizzazione di zone umide artificiali, che possono essere a flusso verticale (come nel caso odierno) oppure orizzontale.

Il principio è semplice: l’acqua contaminata viene fatta fluire in una vasca o canale all’interno della/del quale sono presenti alcune piante, che crescono su di uno specifico substrato.

Nel caso delle zone umide a flusso verticale, l’acqua è assorbita dal substrato e, a seconda delle caratteristiche dell’assorbimento, i contaminanti vengono catturati dalle piante presenti.

Ci sono molteplici possibilità e combinazioni per arrivare al risultato desiderato.

In questo caso, si sono valutate le capacità assorbenti di tre piante floreali che sono in grado di fare un ottimo lavoro.

La cosa più interessante è il fatto che, prese singolramnete, queste tre piante possono comportarsi in modo diverso, pertanto è possibile ricavare varie strategie pur conservando la loro scelta.

L'Anthurium è uno dei fiori che entra far parte di questo depuratore di acque reflue - immagine falco @Pixabay
L’Anthurium è uno dei fiori che entra far parte di questo depuratore di acque reflue – immagine falco @Pixabay

I 3 Fiori Che Costituiscono Il Depuratore Di Acque Reflue

Nel caso di oggi, i tre fiori per la costruzione del depuratore acque reflue sono:

  • Anthurium sp.
  • Zantedeschia aethiopica
  • Spathiphyllum wallisii

La Zantedeschia è una nostra “vecchia” conoscenza, perché è molto più nota con il nome di Calla.

Abbiamo già scoperto il suo valore nell’assorbimento di almeno una classe di antibiotici, il che la rende perfetta per avere un ruolo nell’ambito di un depuratore di acque reflue (data la possibile presenza di farmaci nelle acque di scarico).

L’Anthurium è un fiore molto diffuso ed apprezzato, pertanto conferisce caratteristiche di particolare gradevolezza anche estetica al depuratore.

Anche lo Spathiphyllum wallisii ha già fatto capolino sulle pagine della Fabbrica, proprio come ottimo coadiuvante per la Calla in materia di assorbimento dei microinquinanti.

Date le caratteristiche di assorbimento di questi tre fiori, la loro scelta si rivela molto opportuna ed anche conveniente, come stiamo per riscontrare.

C’è però un altro parametro di estrema importanza da considerare.

Anche la Calla entra far parte del depuratore - immagine Couleur @Pixabay
Anche la Calla entra far parte del depuratore – immagine Couleur @Pixabay

La Scelta Del Substrato Per Le PIante Del Depuratore Acque Reflue

Le piante che entrano a far parte di questo particolare depuratore di acque reflue necessitano del migliore substrato, vale a dire il terreno sul quale crescere.

Trattandosi di una zona umida artificiale a flusso verticale, tuttavia, è fondamentale che questo substrato sia molto poroso.

Esso deve infatti lasciar passare l’acqua contaminata, per consentire il miglior assorbimento possibile da parte delle piante floreali indicate in precedenza.

Solitamente, due opzioni sono possibili.

La prima è rappresentata dal PRS (acronimo di “Porous River Stone”): si tratta delle pietre di fiume, per creare un reticolo di sassi e ghiaia che lascia passare agevolemente l’acqua ed al contempo favorisce la filtrazione.

La seconda, molto particolare e per certi versi anche controversa, è rappresentata dal PET (acronimo di “Polietilene Tereftalato“): questo è un materiale plastico, cosituente delle comuni bottiglie di plastica, che però pone alcuni quesiti aggiuntivi.

Ecco come appare il substrato realizzato con PET - immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico
Ecco come appare il substrato realizzato con PET – immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico

Efficacia Del Substrato E Questioni Da Affrontare

In particolare, si tratta di considerare la possibilità che l’uso del PET come substrato possa rilasciare microplastiche nell’acqua.

Pertanto, non è da escludere un secondo livello di protezione anche dopo l’assorbimento degli inquinanti da parte delle tre piante floreali.

Il “problema” in questo caso è dato dal fatto che, il PET come il PRS, hanno dimostrato di avere una ottima efficacia e favoriscono entrambi il migliore assorbimento da parte delle piante floreali.

Insieme alla costituzione del substrato per questo particolare tipo di depuratore delle acque reflue, altri parametri e condizioni giocano un ruolo molto importante.

Ad esempio, l’efficacia risultante è influenzata dalle condizioni ambientali, ma anche dal numero dei fiori impiegati e dall’altezza delle piante.

Tutti questi parametri e condizioni sono variabili da valutare, singolarmente e nel contesto complessivo del depuratore.

Lo schema di questo depuratore delle acque reflue - Immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico
Lo schema di questo depuratore delle acque reflue – Immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico

Come Appare Questo Depuratore Di Acque Reflue

L’immagine sopra rappresenta lo schema di questo depuratore di acque reflue.

L’acqua entra dal serbatoio e poi si distribuisce alle varie “vasche” all’interno delle quali sono presenti le piante, in questo caso singolarmente.

Tuttavia, nulla vieta di riempire le vasche con più tipi di piante, al fine di differenziare ed amplificare la risposta nei confronti dell’inquinamento delle acque reflue.

La scelta delle piante tiene conto di alcuni parametri, tra cui i più importanti sono:

  • Ottima capacità di adattamento
  • Capacità di sopravvivere in aree alluvionate
  • Ottima resistenza al vento ed alla pioggia
  • Buon valore commerciale

Un “plus” è poi dato dalla gradevolezza estetica, che diventa una sorta di “attrattiva” per i cittadini e per la possibilità di inserire questo particolare tipo di depuratore di acque reflue nell’ambito di circuiti naturalistici.

Lo Spatifillo accompagna gli altri due fiori nella composizione di questo particolare depuratore di acque reflue - immagine JACLOU_DL @Pixabay
Lo Spatifillo accompagna gli altri due fiori nella composizione di questo particolare depuratore di acque reflue – immagine JACLOU_DL @Pixabay

La Partenza Del Depuratore E La Sua Gestione Nel Tempo

Interessante notare che, per consentire il migliore assorbimento possibile, questo depuratore di acque reflue necessita di un periodo di “rodaggio”.

Non è obbligatorio, comunque importante per preparare al meglio il suo funzionamento nel tempo.

Soprattutto se si pensa che la durata media di ogni singola configurazione è di circa 1 anno, ma può durare anche di più, con una buona gestione.

Per “attivare” il sistema, si suggerisce di fare entrare acqua potabile non contaminata per i primi 30 giorni.

Solo dopo il primo mese, quindi, l’acqua contaminata comincerà a fluire e l’attività di depurazione avrà il suo inizio.

Prima di entrare nel sistema, l’acqua contaminata passa attraverso un setaccio con pori di dimensione 0.074 mm, per ridurre al minimo la presenza dei solidi sospesi.

Grafico rappresentante la crescita delle tre piante floreali lungo l'arco di tempo all'interno del depuratore acque reflue - immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico
Grafico rappresentante la crescita delle tre piante floreali lungo l’arco di tempo all’interno del depuratore acque reflue – immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico

I Risultati di Assorbimento Degli Inquinanti Da Parte Del Depuratore

Passiamo ora in rassegna i risultati ottenuti da questo particolare sistema di depurazione delle acque reflue, considerando alcuni aspetti introduttivi.

Il primo è rappresentato dalla crescita delle piante floreali, che testimonia l’adattamento ed anche l’efficacia dell’assorbimento.

Come indicato nel grafico postato sopra, l’Anthurium è la pianta che cresce di meno, indipendentemente dal substrato utilizzato.

La Calla è invece quella che mostra il migliore sviluppo, con una crescita pressoché identica in entrambi i substrati.

Lo Spatifillo è l’unica pianta, tra queste tre, a dimostrare di preferire nettamente il substrato realizzato con PET rispetto a quello fatto con PRS.

Queste diverse caratteristiche di crescia hanno un riflesso anche nell’assorbimento degli inquinanti.

Tabella rappresentante la diversa efficacia delle singole piante nei confronti del substrato e delle categorie di inquinanti - immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico
Tabella rappresentante la diversa efficacia delle singole piante nei confronti del substrato e delle categorie di inquinanti – immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico

L’Assorbimento Dei Singoli Inquinanti Nel Depuratore Delle Acque Reflue

La tabella postata sopra rappresenta le caratteristiche di qualità dell’acqua all’ingresso del sistema ed all’uscita.

Senza entrare nei dettagli, si nota che, ad esempio, l’Anthurium sul PET ha un’ottima azione nei confronti della BOD (domanda biochimica di ossigeno) ed anche sui coliformi fecali.

Esso agisce bene anche nei confronti dei nitrati e dei fosfati.

A parità di condizioni, lo Spatifillo fa meglio nei confronti della BOD, ma ottiene risultati inferiori in tutti gli altri parametri.

Sempre sul PET, la Calla fa meglio degli altri nei confronti della BOD e dei fosfati, mentre è paragonabile agli altri (seppure leggermente migliore) nei confronti dei parametri restanti.

Simile comportamento si può osservare anche in presenza dell’altro substrato, il PRS.

In linea generale, comunque, si nota che proprio il PRS ha un effetto migliore rispetto al PET: questo comunque potrebbe essere preferito per questioni legate alla convenienza economica.

Grafico rappresentante l'efficienza di rimozione dei vari inquinanti da parte delle piante (il nero sono i fosfati, il rosso i nitrati ed il blu la BOD) - immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico
Grafico rappresentante l’efficienza di rimozione dei vari inquinanti da parte delle piante (il nero sono i fosfati, il rosso i nitrati ed il blu la BOD) – immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico

Una Strategia Diversificata Grazie A Questo Depuratore

Il grafico postato sopra è molto interessante.

Dimostra infatti che (a destra) la riduzione della BOD avviene comunque, sebbene sia lievemente inferiore, anche in assenza delle piante floreali.

Questo significa che un depuratore di acque reflue basato su elementi naturali, anche soltanto su di un certo tipo di substrato, comincia ad agire.

Le piante floreali hanno però un maggiore e decisivo effetto sugli altri parametri, come i fosfati ed i nitrati.

Ad esempio, prendiamo il caso della Zantedeschia aetiopica (la Calla).

Questa pianta è la migliore per l’assorbimento dei fosfati in presenza di un substrato fatto con il PET, mentre è la peggiore nei confronti della medesima categoria di inquinanti in presenza del PRS.

Questo permette di avere un approggio strategico anche profondamente diversificato, in presenza dell’una o dell’altra categoria di inquinanti.

Grafico rappresentante la rimozione percentuale dei batteri coliformi fecali - immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico
Grafico rappresentante la rimozione percentuale dei batteri coliformi fecali – immagine Istituto Tecnologico Nazionale del Messico

Un’Azione Importante Anche Nei Confronti Della Contaminazione Biologica

Un altro aspetto molto importante, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, riguarda la presenza nell’acqua di alcuni batteri, responsabili di patologie anche epidemiche.

I coliformi fecali sono tra questi ed è essenziale che ogni depuratore di acque reflue, indipendentemente dalla modalità di realizzazione e funzionamento, li rimuova con efficacia.

E’ questo il caso anche di questo depuratore: infatti, come indica il grafico postato sopra, si nota che la rimozione è sempre e comunque superiore al 50%.

Un buon risultato, che tuttavia potrebbe essere anche migliorato (e di molto), qualora si decidesse di aggiungere altri filtri naturali all’acqua in uscita.

Questo è un pò il tema dominante della soluzione di oggi.

Per quanto infatti questo depuratore delle acque reflue sia valido, lascia lo spazio per aggiungere altri elementi naturali in grado di rendere il lavoro molto più sicuro sul piano ambientale ed anche su quello sanitario.

Un esempio di zone umide artificiali a flusso verticale come depuratore di acque reflue - immagine Ingenierburo Bloomberg
Un esempio di zone umide artificiali a flusso verticale come depuratore di acque reflue – immagine Ingenierburo Bloomberg

Un Aiuto Concreto Che Può Cominciare Subito

Questa strategia presenta molti vantaggi, primo fra tutti il fatto di basarsi su piante floreali e rifiuti, come il PET, per ottenere un’ottima base di rimozione di svariati inquinanti.

Come anticipato, la presenza del PET deve comunque essere considerata con attenzione e trattata con cautela.

Le piante selezionate sono un esempio, ma va tenuto conto del fatto che altre possono entrare in gioco: a deciderlo è la condizione di partenza della contaminazione, in associazione con le caratteristiche ambientali e climatiche dell’area.

In linea generale, questo tipo di depuratore consente di ottenere (al minimo) risultati di depurazione media migliori del 30% rispetto a quanto sarebbe in sua assenza.

Il fatto che tutto si basi su piante floreali gradevoli ed anche importanti sul piano commerciale, consnete al sistema di perpetuarsi nel tempo, senza doversi preoccupare di rimpiazzare gli elementi naturali.

C’è poi la possibilità di estendere ulteriormente i benefici grazie all’aggiunta di altri elementi naturali, qualora si volesse ulteriormente ridurre la quota dell’inquinamento residuo.

Un render futuristico che illustra un grande depuratore di acque reflue totalmente basato su elementi naturali - immagine The Water Page dot com
Un render futuristico che illustra un grande depuratore di acque reflue totalmente basato su elementi naturali – immagine The Water Page dot com

Un Depuratore Di Acque Reflue Tra I Più Convenienti

Anche l’aspetto economico non va sottovalutato.

L’uso del PET (ed eventualmente anche del PRS recuperato sul posto) rende molto vantaggiosa la realizzazione e la successiva gestione di un depuratore di acque reflue che si basi su questa strategia.

Infatti, calcoli approfonditi hanno dimdostrato che i costi di investimento per la costruzione di una struttura di questo tipo possono essere di 80% inferiori a quelli dei depuratori più semplici.

Senza contare che, proprio l’uso del PET per questo scopo, consente di ridurre la quota di materiale plastico destinata allo smaltimento, trovando una via di riutilizzo immediata.

Infine, la ricerca è attiva per valorizzare sempre di più sia le piante floreali, che i materiali con buona proprietà in qualità di substrato.

Pertanto, con il passare del tempo, ci si potranno attendere sviluppi nella determinazione di nuove strutture, facili da mettere in opera, ma altrettanto efficaci ed immediate.

Depuratore acque reflue fatto con 3 fiori, super-ecologico e conveniente

Conclusioni

Il problema dell’accesso all’acqua potabile è uno degli “evergreeen” nei confronti dei quali non si riesca mai a fare abbastanza.

In questo caso, abbiamo scoperto cosa può essere realizzato per avvicinare allo scopo determinate realtà territoriali, che hanno problemi di depurazione delle acque.

La realizzazione di un depuratore di acque reflue come quello esemplificato oggi, tuttavia, non risolve ancora tutti i problemi.

Tuttavia, rappresenta una ottima base di partenza, soprattutto in relazione al fatto che la sua facilità di costruzione si associa a quella di poter aggiungere altri “moduli” che migliorano il servizio.

Una prospettiva molto stimolante, o che dovrebbe esserlo: esiste l’occasione per cominciare subito, anche nel contesto di una bassa disponibilità di fondi, a rendere l’acqua più pulita per tutti.

Con il tempo le cose miglioreranno ulteriormente, ma soltanto nel caso che si cominci e si abbia una base, magari minima, ma comunque presente, da cui partire.