Cardo Selvatico: Come Contribuisce A Limitare Un Grave Rischio

La diffusione dell’inquinamento va contrastata anche sfruttando la diffusione delle piante spontanee ed il cardo selvatico è proprio una di queste.

Siamo ancora di fronte ad uno fra i problemi più importanti che riguardano la contaminazione del suolo: la presenza del cromo esavalente (ed anche trivalente).

La questione dei metalli pesanti è uno dei temi che non vanno incontro ad una riduzione di impatto, anzi: la transizione ecologica, sempre più poggiata su basi tecnologiche, ne determinerà un incremento sostanziale.

Come già osservato, ad esempio, nel caso del rame, le attività estrattive alla ricerca di metalli rari comporterà un maggiore impatto ambientale.

Tuttavia, nei siti di estrazione, così come nelle aree immediatamente adiacenti, si deve considerare sempre una contaminazione multimetallica, caratterizzata cioè dalla compresenza di più metalli allo stesso momento.

Pertanto, le piante native diventano una opzione quasi obbligata, quando si va alla ricerca di soluzioni naturali ed al 100% ecologiche che non arrechino rischi alla biodiversità dell’area.

Andiamo dunque alla scoperta di una pianta nativa che a buon diritto può definirsi una “specialista” nella riduzione dell’inquinamento in presenza del temibile cromo.

Cardo selvatico come strumento per rimuovere il cromo dall'ambiente grazie ad un piccolo aiuto

Cardo Selvatico: Un’Opzione Immediata

La pianta del cardo selvatico (nome scientifico Cirsium vulgare) presenta alcune caratteristiche di grande interesse ambientale ma soprattutto in materia di salute.

Proprio a proposito di quest’ultima, infatti, va detto che viene applicata da moltissimi anni (fino dalla preistoria) nella medicina tradizionale per curare varie condizioni dolorose ed anche come protettore per vari organi (v. fegato).

Ad esempio, è una delle piante più importanti sia per la medicina cinese che per i nativi americani: è stato applicato frequentemente come anti-emorroidario, anti-reumatico e per il trattamento delle ferite.

Un’altra caratteristica di grande interesse riguarda la modalità di riproduzione: i semi vengono affidati al vento e viaggiano grazie alle piume cotoniformi che rendono possibile il trasporto nell’aria.

Molto rilevante notare che una pianta di cardo selvatico è in grado di produrre fino a 5000 semi: questo fa si che il cardo possa rapidamente colonizzare un’area in temi relativamente brevi.

La riproduzione del cardo selvatico è affidata al vento - immagine NickyPe @Pixabay
La riproduzione del cardo selvatico è affidata al vento – immagine NickyPe @Pixabay

Il Cardo Selvatico Nell’Ambiente Contaminato Da Cromo

Il grande “vantaggio competitivo” di questa pianta anche ai fini del risanamento ambientale è dato dal fatto che cresce spontaneamente e si può trovare sia nelle aree incolte che nelle zone destinate al pascolo.

Questo è ciò che rende il cardo selvatico particolarmente conveniente, poiché è possibile trovarlo in natura e reindirizzarlo dove serve.

Tuttavia, in presenza di cromo (anche grazie alle sue buone capacità di assorbimento), si verifica un grave rischio.

Infatti, il cromo, assorbito dalla pianta, viene accumulato all’interno ed ogni successivo (possibile) uso del cardo, anche per scopi di medicina tradizionale, è ad alto rischio.

Questa è una cosa che accade anche con la curcuma, solo per fare un esempio, dal momento che è particolarmente sensibile alla presenza del piombo nell’ambiente.

Ecco perché è essenziale che il cardo selvatico (così come praticamente ogni altra pianta nativa del territorio) non venga in contatto con il cromo, se non per realizzare un intervento di rimozione.

Il cardo selvatico cresce bene in presenza di concentrazioni non elevate di cromo - immagine Bru-No @Pixabay
Il cardo selvatico cresce bene in presenza di concentrazioni non elevate di cromo – immagine Bru-No @Pixabay

Cardo Selvatico Per L’Assorbimento Del Cromo

Scopriamo ora con un pò più di dettaglio questa importante qualità della pianta di cardo selvatico.

Prima di tutto, va detto che c’è una concentrazione di cromo ritenuta “ideale” per l’azione assorbente del cardo: 30 mg/Kg.

La pianta risulta particolarmente interessante, come strumento anti-inquinamento, anche per i tempi di azione.

Infatti, una volta piantumata sul suolo contaminato da cromo, la sua azione si espleta in un arco di tempo di 100 giorni circa (105 media).

Per quanto riguarda i risultati numerici di rimozione del cromo dal suolo, tuttavia, è necessario fare una precisazione aggiuntiva.

Anzi, più che una “precisazione”, si tratta di una “aggiunta” per aiutare il cardo selvatico a rimuovere il cromo con maggiore efficacia ed efficienza.

Un sacco di EDTA - immagine Made-in-China dot com
Un sacco di EDTA – immagine Made-in-China dot com

Il Ruolo del’EDTA Nel Processo

E’ l’EDTA, nome completo “Acido etilendiamminotetraacetico“, l’additivo da aggiungere in presenza di cromo per aiutare la pianta del cardo selvatico a rimuovere meglio il pericoloso metallo.

Si aggiunge l’EDTA al fine di rendere il metallo più solubile, così che possa essere più facilmente catturato dalle radici del cardo.

Questo è un approccio molto particolare, per certi versi anche “rischioso” se calato in determinati contesti ambientali.

Infatti, basti pensare a cosa potrebbe accadere se la situazione sfuggesse al controllo: una maggiore solubilità implica una maggiore mobilità e quindi la possibilità che il cromo possa contaminare anche a distanza.

Ecco perché un approccio di questo tipo va messo in opera soltanto in presenza di piante (come il cardo) che sono ottimi assorbenti per il metallo non appena esso risulta più solubile.

La dose di EDTA raccomandata per favorire al meglio il lavoro del cardo selvatico è di 6 mmol/Kg.

Le piantine di cardo possono essere coltivate anche appositamente per contrastare il cromo nell'ambiente - immagine Hans @Pixabay
Le piantine di cardo possono essere coltivate anche appositamente per contrastare il cromo nell’ambiente – immagine Hans @Pixabay

Un’Efficacia Aumentata Nel Tempo

L’aggiunta dell’EDTA non avviene subito, al momento della piantumazione del cardo selvatico.

Il lavoro cui stiamo facendo riferimento, infatti, suggerisce di partire dai semi ed attendere la germinazione delle piantine.

Dopo 45 giorni dalla germinazione, si aggiunge l’EDTA.

Dopo altri 60 giorni ancora, si possono rimuovere le piante di cardo e con loro anche tutto il cromo che hanno assorbito.

Proprio l’aggiunta delle 6 mmol/Kg di EDTA consentono di raggiungere il massimo assorbimento del metallo, che si attesta sul valore di 8.23 mg/Kg per pianta.

Questo è il valore massimo a livello del quale non appaiono segni di sofferenza della pianta.

E’ comunque possibile spingere questa soluzione per fare in modo che il cardo assorba di più, ma c’è il rischio concreto di far morire le piante a causa dell’effetto tossico del cromo accumulato.

Il cromo viene trasportato verso le parti più alte della pianta - immagine Neelam279 @Pixabay
Il cromo viene trasportato verso le parti più alte della pianta – immagine Neelam279 @Pixabay

I Fattori Importanti Per L’Assorbimento

Ci sono alcuni fattori da considerare per meglio comprendere il ruolo del cardo selvatico nella rimozione del cromo dal suolo contaminato.

Un fattore decisivo è la capacità della pianta di traslocare il cromo, portandolo dalle radici fino alle parti più in alto.

Da notare che, in assenza di EDTA, il cardo selvatico assorbe una quota trascurabile di cromo, pari ad un valore di 0.06 mg/Kg.

A differenza quindi did piante “specialiste” per alcune forme di inquinamento ambientale, il cardo selvatico, in assenza di EDTA, non assorbe quasi nulla.

Tuttavia, grazie alla somministrazione dell’additivo, le sue proprietà si amplificano di molto, al punto di diventare un buon accumulatore di metalli.

Questo dipende dalla maggiore solubilità del cromo per la presenza dell’EDTA, il che rende ragione di ritenere che anche le caratteristiche del suolo giocano un ruolo fondamentale per l’assorbimento.

Anche la composizione del suolo gioca un ruolo importante ai fini dell'efficacia dell'assorbimento - immagine Hans @Pixabay
Anche la composizione del suolo gioca un ruolo importante ai fini dell’efficacia dell’assorbimento – immagine Hans @Pixabay

L’Importanza Del Contesto Ambientale Dove Si Trova Il Cardo Selvatico

A proposito di suolo, il terreno argilloso spesso rappresenta un limite alla soluzione proposta.

Questo perché (sempre in assenza di EDTA) i materiali argillosi tendono a trattenere gli inquinanti, al punto che spesso proprio le argille sono proposte come filtri ed assorbenti.

Pertanto, la componente argillosa del terreno diventa il parametro cruciale (da conoscere ben in anticipo) ai fini del risultato che si potrà ottenere.

Anche il pH del suolo gioca un ruolo importante, considerando che questi risultati si sono ottenuti in contesto di pH 7.55 (neutro).

Questa soluzione funziona bene anche in presenza di bassa (insufficiente) materia organica ed anche in presenza di una sufficiente concentrazione di nutrienti, quali azoto, fosforo e potassio.

Avendo spesso fatto riferimento alla contaminazione multimetallica, c’è un’ulteriore aspetto da tenere ben presente.

Il cardo selvatico assorbe selettivamente il cromo anche in presenza di altri metalli - immagine SusanneEdele @Pixabay
Il cardo selvatico assorbe selettivamente il cromo anche in presenza di altri metalli – immagine SusanneEdele @Pixabay

Una Pianta Che Lavora Anche In Presenza Di Diversi Metalli

Portare sul sito contaminato una pianta come il cardo selvatico, che può essere aiutato a diventare uno specialista per il cromo, è utile anche per un altro motivo.

Infatti, il suolo di riferimento per la validazione di questa soluzione è risultato contaminato anche da ferro, rame, zinco, manganese.

Di fronte alla compresenza di tutti questi metalli, tuttavia, la pianta di cardo ha dimostrato una predilezione per il cromo.

Ecco perché è importante considerare questa pianta per applicazioni su siti specifici.

Indipendentemente dalla presenza di più metalli, è possibile agire laddove il cromo rappresenta una minaccia più immediata e concreta.

E’ comunque importante inserire il cardo selvatico nell’ambito di una strategia più ampia, che possa tenere conto della contaminazione multi-metallica a 360°.

Questa pianta rappresenta una grande opportunità per integrare le migliori strategie naturali - immagine Konevi @Pixabay
Questa pianta rappresenta una grande opportunità per integrare le migliori strategie naturali – immagine Konevi @Pixabay

Una Soluzione Valida Per Contaminazioni Non Elevate

Poiché il migliore risultato possibile si ottiene partendo da valori di 30 mg/Kg di cromo al suolo, l’uso del cardo selvatico non è indicato per agire su siti altamente contaminati dalla presenza di questo metallo.

In tali casi, infatti, la scelta deve cadere sugli iperaccumulatori accertati, che hanno una capacità nativa molto superiore a quella del cardo.

Tuttavia, questa pianta è particolarmente utile in due situazioni.

La prima, nell’intorno dei siti contaminati, a fare da “anello esterno” per evitare che il cromo, anche se non molto concentrato, possa “sfuggire” e quindi esportare la contaminazione.

La seconda, in zone dove la contaminazione non è nota o, se presente, molto sporadica, per fare da barriera preventiva alla potenziale diffusione (soprattutto se vi è una sorgente nota di cromo che sta rilasciando il metallo in modo incontrollato).

Senza contare che, in presenza di suoli non “difficili” come quelli argillosi, il risultato potrebbe essere molto migliore.

Cardo selvatico come strumento per rimuovere il cromo dall'ambiente grazie ad un piccolo aiuto

Conclusioni

Il cardo selvatico ha dimostrato di avere una proprietà molto interessante.

In condizioni normali quasi non accumula il cromo, mentre quando supportato dall’EDTA amplifica esponenzialmente le capacità di assorbimento.

Non ci troviamo quindi di fronte ad una pianta “specialista” per l’assorbimento di un particolare inquinante, bensì di una pianta che può essere “trasformata” in strumento per il risanamento ambientale.

Ci sono molti altri elementi naturali che condividono questa caratteristica e la cosa che più conta è riuscire ad utilizzarli in modo strategico.

Poiché la strategia è tutto, si capisce che sia necessario evitare di posizionare (ad esempio) delle piante come il cardo selvatico in prossimità di elevatissime concentrazioni di cromo.

Una pianta come questa diventa però essenziale proprio in senso strategico, per fare da barriera e/o da anello esterno che si opponga alla diffusione della contaminazione.

Soprattutto quando il rischio è sottovalutato.

Le piante native, che si trovano già sul posto, devono servire soprattutto a questo.