Bisfenolo A: Cosa Fare Per Eliminarlo Dall’Ambiente In 45 Giorni

Gli interferenti endocrini rappresentano un grave problema ed il Bisfenolo A non fa eccezione.

Purtroppo, ancora oggi, questi importanti composti inquinanti non sono adeguatamente considerati e non esistono veri e propri piani d’azione per ridurne fortemente la presenza.

Ecco perché ho voluto selezionare una tra le soluzioni naturali per l’ambiente e la salute più interessanti, che permette di intervenire bene sul problema.

Certo non può essere considerata completamente risolutiva, resta il fatto che con questa soluzione è possibile ridimensionare il rischio.

Il che non è certo cosa da poco, se pensate che l’azione è in questo caso indirizzata ad uno degli interferenti endocrini più diffusi.

Cosa persino più interessante, la soluzione per avere ragione del Bisfenolo A è un processo molto comune che praticamente ognuno di noi può realizzare.

Quindi, perché non farlo?

Eliminare il Bisfenolo A in modo naturale

Bisfenolo A: Un Rischio Molto Presente

Non è questa la sede per indagare in modo approfondito le conseguenze sulla salute che un’esposizione prolungata (ed inconsapevole) al Bisfenolo A può determinare.

Limitiamoci a considerare solo alcuni aspetti essenziali.

Il primo fra tutti è la diffusione.

Il Bisfenolo A, infatti, è utilizzato per produrre alcune plastiche e resine ed è quindi presente in molti prodotti con cui tutti veniamo in contatto, pressoché quotidianamente.

Tuttavia, è necessario sfatare un “mito” sul quale spesso non è fatta molta chiarezza.

Le bottiglie in PET non contengono Bisfenolo A
Le bottiglie in PET non contengono Bisfenolo A – immagine ds_30 @Pixabay

Bisfenolo A: Non E’ Presente Nella Plastica PET

Questa è una cosa importante, perché fare chiarezza su tale punto consente di evitare importanti errori di valutazione soprattutto a livello di comunicazione al pubblico.

Le bottiglie in PET (es. la stragrande maggioranza delle bottiglie di plastica per le acque minerali) non cocntengono Bisfenolo A.

Questo tuttavia non è una garanzia di sicurezza, in quanto purtroppo le plastiche contengono una serie di sostanze che vanno trattate con la massima attenzione.

Tuttavia, almeno il Bisfenolo A, in questi casi non c’è.

La formula del Bisfenolo A – immagini Adobe Stock

Gli Effetti Sulla Salute Del Bisfenolo A

Questo inquinante emergente appartiene alla categoria degli interferenti endocrini, pertanto va attenzionato molto seriamente per le sue capacità di determinare disturbi al sistema endocrino, al metabolismo ed alla sfera riproduttiva.

Ad esempio, il Bisfenolo A è imputato di avere un ruolo importante nell’alterazione e/o ritardo di sviluppo dei sistemi riproduttivo, nervoso ed immunitario.

Questo con particolare riferimento al feto ed al neonato, mentre sembra che negli adulti l’azione sia meno efficace.

Questo accade perché il Bisfenolo A mima l’azione degli estrogeni, così determinando uno squilibrio ormonale che induce le alterazioni citate sopra.

Il Bisfenolo A è molto presente nell'ambiente
Il Bisfenolo A è molto presente nell’ambiente – immagine distelAPPArath @Pixabay

Bisfenolo A Nell’Ambiente

Per quanto riguarda la sua presenza nell’ambiente, basta pensare che si tratta di un costituente delle plastiche (ma non del PET): pertanto, dove si trovano rifiuti plastici, anche il Bisfenolo sarà presente.

Questo riguarda sia il suolo che le acque ed anche questo aspetto spesso passa un pò in sordina.

Infatti, quando si fa riferimento (anche in generale) alla questione della plastica, è quasi “automatico” che il pensiero vada al mare, agli oceani e comunque alla dimensione acquatica.

In realtà le plastiche (così come le microplastiche e le nanoplastiche) riguardano molto anche il suolo e con esse anche il Bisfenolo A può essere molto presente.

Questo è importante perché la soluzione presentata oggi riguarda proprio il suolo o, meglio, i rifiuti che in qualche modo possono presentare una certa quota di Bisfenolo A, dopo che esso è stato “liberato” nell’ambiente.

Il compostaggio di rifiuti alimentari è un'ottima soluzione per eliminare il Bisfenolo A
Il compostaggio di rifiuti alimentari è un’ottima soluzione per eliminare il Bisfenolo A – immagine Rodale Institute

Compostaggio Come Soluzione Per L’Inquinamento Da Bisfenolo A

Arriviamo subito alla soluzione, senza indugiare oltre.

Nei casi di presenza del Bisfenolo A a livello ambientale, in particolare nei rifiuti e/o in materiali che possono essere compostati, proprio il processo di compostaggio dei rifiuti alimentari è in grado di eliminare quasi totalmente questo inquinante.

Infatti, quando si crea una pila (o cumulo) di rifiuti alaimentari in fermentazione, si può otteenre la riduzione del 99% del Bisfenolo A presente nella massa di rifiuti, in un periodo di 45 giorni.

Pur se le proprietà del compostaggio in materia di degradazione degli inquinanti sono note da tempo, solo nell’Ottobre 2023 è arrivata la pubblicazione di riferimento per questa soluzione applicata al Bisfenolo A.

In aggiunta, c’è un particolare molto interessante da ricordare.

Non è necessario aggiungere additivi per il compostaggio – immagine Perkons @Pixabay

Il Compostaggio Funziona Anche Senza Aiuti

In molti casi, l’azione di degradazione del compostaggio nei confronti di svariati inquinanti necessita di un aiuto dall’esterno.

Ad esempio, non è infrequente aggiungere microorganismi con specifiche capacità degradative, oppure anche biomasse che sono in grado di stimolare la crescita batterica.

Lo stesso può accadere con le temperature, che possono essere aumentate, oppure si può prolungare la durata della fase “termofilica” del compostaggio.

In questa fase il compostaggio raggiunge le massime temperature e l’azione degradativa degli inquinanti è più marcata.

Ebbene, in questo caso nessuna azione esterna né aggiunta è necessaria.

Tutto avviene in modo naturale senza problemi.

Al termine del processo il Bisfenolo A è praticamente scomparso
Al termine del processo il Bisfenolo A è praticamente scomparso – immagine Press Democrat

Un Grande Risultato Di Degradazione Del Bisfenolo

Facendo esplicito riferimento a questa importante pubblicazione di riferimento, si nota che la concentrazione iniziale del Bisfenolo A era di 847 mg/kg.

Al termine del processo di compostaggio dei rifiuti alimentari, il Bisfenolo aveva una concentrazione di 6.3 mg/kg, il tutto in 45 giorni di trattamento.

Come atteso, quasi tutto il lavoro avviene durante la fase termofilica, ma anche in quella mesofilica (temperature intermedie).

In generale, questa soluzione (se ben realizzata e controllata) può raggiungere un tasso di degradazione giornaliero di circa 18.6 mg/kg/giorno.

Lo Pseudomonas aeruginosa – immagini La Repubblica

Cosa E’ Responsabile Della Degradazione Del Bisfenolo A

Come in ogni caso che riguardi il compostaggio, sono alcuni batteri a fare tutto il lavoro.

In questo frangente, si tratta di batteri che hanno dimostrato particolari capacità di attaccare la molecola del Bisfenolo A.

Citarli tutti sarebbe lungo: i più rilevanti generi batterici implicati nella degradazione di questo importante inquinante emergente sono:

  • Lactobacillus
  • Proteus
  • Bacillus
  • Pseudomonas

Importante notare la presenza di alcuni batteri patogeni, ad esempio lo Pseudomonas: questo significa che bisogna sempre prestare la massima attenzione a quali microorganismi sono implicati.

Soprattutto, è necessario controllare il processo in modo attento ed evitare che si verifichino rischi indesiderati dovuti alla presenza di pericolosi patogeni, che comunque svolgono un grande lavoro di decontaminazione ambientale.

Immagine al microscopio di alcuni batteri durante il compostaggio – immagine Fine Art America

Una Soluzione Progressiva Che Agisce In Tempi Diversi

Durante il processo di compostaggio dei rifiuti alimentari, diverse comunità batteriche, tra cui quelle indicate in precedenza, svolgono il lavoro.

Tuttavia, la degradazione del Bisfenolo A avviene in momenti diversi e progressivi.

I rifiuti alimentari che fanno da base per questa soluzione possono presentare caratteristiche diverse, pertanto è fortemente raccomandato lasciar lavorare questi microrganismi per tutto il tempo necessario.

In alcuni casi (ad oggi però non comprovati scientificamente) potrebbe risultare il medesimo risultato di degradazione del Bisfenolo A in un tempo inferiore.

Tuttavia, per evitare sorprese negative, bisogna attendere i 45 giorni previsti.

Al termine del processo anche il prodotto finale è sicuro – immagine jokevanderleij8 @Pixabay

La Degradazione Del Bisfenolo A Come Risultato

Tutte le volte che una soluzione per intervenire sull’inquinamento ambientale prevede un’azione degradativa nei confronti di uno o più sostanze inquinanti, deve sempre suonare un campanello d’allarme.

Potrebbe anche essere un falso allarme; resta il fatto che è importante identificare e quantificare i metaboliti e/o prodotti di degradazione del Bisfenolo A che si creano a seguito della degradazione operata dai batteri.

Quindi, è necessario sapere quali e quanti sono questi metaboliti o prodotti derivati.

Questo per garantine la sicurezza ed evitare che la degradazione possa portare alla formazione e successiva liberazione nell’ambiente di altri composti tossici.

Nel caso del Bisfenolo A trattato a mezzo di compostaggio dei rifiuti alimentari, tale evenienza è stata scongiurata.

Alcuni interferenti endocrini – immagini Homeocode Benessere Umano e Animale

Dal Bisfenolo A Agli Altri Interferenti Endocrini

Questa soluzione è molto importante per vari motivi, ma soprattutto per le possibilità di estensione anche ad altri inquinanti con caratteristiche simili.

Infatti, a partire dai risultati ottenuti, sono cominciate una serie di prove di laboratorio (che saranno seguite da lavori sul campo) allo scopo di adattare il compostaggio alla eliminazione di molti altri interferenti endocrini.

Unitamente al lavoro che le piante acquatiche (galleggianti e/o sommerse) possono fare in ambiente acquatico, si apre una fronte molto interessante per combattere sempre meglio il rischio portato da composti che, ancora oggi, non sonoa deguatamente trattati.

In molti casi, cosa persino peggiore, non c’è nemmeno una normativa davvero esaustiva in materia.

Il che rende “moralmente obbligatorio” agire anche e soprattutto con soluzioni naturali come quella presentata oggi.

Eliminare il Bisfenolo A in modo naturale

Conclusioni

Il Bisfenolo A è un inquinante praticamente ubiquitario e necessita della massima attenzione.

In questo caso, esiste la possibilità di utilizzare un processo molto semplice (primo vantaggio), che si realizza con rifiuti altamente disponibili (secondo vantaggio) e che può essere messo in opera senza fattori esterni di potenziamento (terzo vantaggio).

In più, come se non bastasse, il prodotto finale è sicuro e può quindi essere usato per scopi agricoli.

Tutti questi vantaggi rendono tale soluzione un riferimento sicuro in materia di eliminazione del Bisfenolo A quando presente a livello ambientale.

Ridurre la quota a monte, controllare meglio la filiera e combattere l’abuso delle plastiche è essenziale, ma non basta.

E’ necessario avere anche delle soluzioni naturali, altamente replicabili ed efficaci per combattere il rischio che deriva da ciò che sfugge al controllo.

Solo così la transizione ecologica potrà essere davvero tale.